Indignati e scontri. Violenza? No,una grande manifestazione Andrea Colombo
Autore: Andrea Colombo Pubblicato: 15 ott 2011
La manifestazione di oggi a Roma è stata bellissima, determinata ma non violenta, per la prima volta da tempo immemorabile non difensiva ma offensiva. Non nel senso dell’attacco militare ma nel senso che le decine di migliaia di persone scese in piazza non cercavano di parare l’ennesima mazzata, la solita riforma delle pensioni, il centomillesimo taglio allo stato sociale. Volevano attaccare, politicamente, i dogmi e i princìpi feroci che hanno guidato gli ultimi trent’anni. Volevano dire che quel trentennio è finito una volta per tutte, a Roma come a Londra, Parigi e Wall Street.
Ma come? E le violenze, l’autoblinda bruciata, il tetto della caserma in fiamme, l’ “inferno a Roma”, come titola senza andare troppo il sottile il sito del Corriere della Sera?
Invece di ripetere il solito mantra sui manifestanti buoni e quelli cattivi che arrivano a rovinare tutto conviene segnalare, nell’ordine:
che la violenza, nella manifestazione di ieri, è stata per ore un aspetto secondario, quasi folkloristico, circoscritto e tutto sommato poco dannoso, rifiutato, spesso anche con le maniere forti, dalla stragrande maggioranza dei manifestanti;
che la situazione non sarebbe degenerata se le forze dell’ordine, dopo aver tenuto a lungo e mirabilmente i nervi a posto, non avessero a un certo punto lanciato una serie di dissennate e criminose cariche con i blindati a tutta birra e persino con gli idranti, roba che non si vedeva da decenni, del tutto sproporzionata alla gravità della situazione e della provocazione;
che se una generazione cresce sapendo di avere di fronte solo strade chiuse e nessun futuro, ma vede in compenso moltiplicarsi intorno un florilegio di ingiustizie che gridano vendetta senza mai trovarla, è ovvio che finisca per covare una certa rabbia. A Londra, a Parigi, l’anno scorso in piazza del Popolo, ieri, dopo i folli caroselli dei blindati, in piazza san Giovanni a fare gli scontri non sono stati i militanti di lungo corso, i professionisti del movimentismo. Sono stati ragazzini che sfuggono a ogni controllo di qualsivoglia ceto politico.
Sbaglieranno pure, per carità. Però chi spiega che l’ennesimo condono agli ultraricchi non deve essere valutato dal punto di vista dell’etica, chi compra voti e rappresentanti del popolo un tanto al chilo, dovrebbe almeno risparmiarsi il pistolotto peloso e moralista quando la situazione sfugge di mano.
Indignati e scontri. Violenza? No,una grande manifestazione
RispondiEliminaAndrea Colombo
Autore: Andrea Colombo
Pubblicato: 15 ott 2011
La manifestazione di oggi a Roma è stata bellissima, determinata ma non violenta, per la prima volta da tempo immemorabile non difensiva ma offensiva. Non nel senso dell’attacco militare ma nel senso che le decine di migliaia di persone scese in piazza non cercavano di parare l’ennesima mazzata, la solita riforma delle pensioni, il centomillesimo taglio allo stato sociale. Volevano attaccare, politicamente, i dogmi e i princìpi feroci che hanno guidato gli ultimi trent’anni. Volevano dire che quel trentennio è finito una volta per tutte, a Roma come a Londra, Parigi e Wall Street.
Ma come? E le violenze, l’autoblinda bruciata, il tetto della caserma in fiamme, l’ “inferno a Roma”, come titola senza andare troppo il sottile il sito del Corriere della Sera?
Invece di ripetere il solito mantra sui manifestanti buoni e quelli cattivi che arrivano a rovinare tutto conviene segnalare, nell’ordine:
che la violenza, nella manifestazione di ieri, è stata per ore un aspetto secondario, quasi folkloristico, circoscritto e tutto sommato poco dannoso, rifiutato, spesso anche con le maniere forti, dalla stragrande maggioranza dei manifestanti;
che la situazione non sarebbe degenerata se le forze dell’ordine, dopo aver tenuto a lungo e mirabilmente i nervi a posto, non avessero a un certo punto lanciato una serie di dissennate e criminose cariche con i blindati a tutta birra e persino con gli idranti, roba che non si vedeva da decenni, del tutto sproporzionata alla gravità della situazione e della provocazione;
che se una generazione cresce sapendo di avere di fronte solo strade chiuse e nessun futuro, ma vede in compenso moltiplicarsi intorno un florilegio di ingiustizie che gridano vendetta senza mai trovarla, è ovvio che finisca per covare una certa rabbia. A Londra, a Parigi, l’anno scorso in piazza del Popolo, ieri, dopo i folli caroselli dei blindati, in piazza san Giovanni a fare gli scontri non sono stati i militanti di lungo corso, i professionisti del movimentismo. Sono stati ragazzini che sfuggono a ogni controllo di qualsivoglia ceto politico.
Sbaglieranno pure, per carità. Però chi spiega che l’ennesimo condono agli ultraricchi non deve essere valutato dal punto di vista dell’etica, chi compra voti e rappresentanti del popolo un tanto al chilo, dovrebbe almeno risparmiarsi il pistolotto peloso e moralista quando la situazione sfugge di mano.