Il club esclusivo
Il club esclusivo
Vieni con noi, siamo un club esclusivo
viviamo in un mondo a parte
la legge qui non a valore ma si piega al nostro volere.
Ci sono dei soldi in ballo basta eseguire certi ordini
devi solo violentare quel mongoloide in tutti i modi
possibili lo devi odiare, apostrofare, maledire,
è un Ebreo nato per subire,
quando lo vedi lo devi umiliare, provocare senza esitazione.
Ci sono dei soldi, li da il Finanziere un gran uomo aiuta la sinistra, il popolo, i poveracci.
Basta poco per averli.
Ma non capite che noi siamo un club esclusivo
che siamo servi dello Stato
che ci sono degli interessi in ballo
e la torta fa gola alla nostra lobby.
Ciò che descrivo è la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo ciò che viene […]: l’insorgere del nichilismo. […]. Che cosa significa nichilismo? Significa che i valori supremi si svalutano. Manca lo scopo. Manca la risposta al “perché?”. [… Dunque] non possiamo porre nessun aldilà o un “in sé” delle cose. Manca il valore, manca il senso. […]. Risultato [di questa svalutazione]: i giudizi morali di valore sono […] negazioni: la morale è volgere le spalle alla volontà di esistere.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
La psicosi "Uno scherzo del destino"
“Non possiamo condannare l’operato dello Stato democratico, le nostre decisioni non si discutono. Ti abbiamo sacrificato, siamo noi che ti abbiamo distrutto la vita. Vedi i Simonetti erano un onta da cancellare nella storia della sinistra italiana. Dovevate pagare caro la vostra sovversione, la vostra pazzia e la strategia della tensione. La destra, i postfascisti, Il Presidente Grande fratello Clown, la pensano come noi. E poi non sei una persona, ma solo un piccolo idiota, uno scherzo del destino, mi fai ridere (sic). Non cambierà mia niente per te, sei un anti italiano, il segreto di stato c’è apposta. E’ il popolo, la società civile che c’è lo chiede. Adesso stai buono, vivi tranquillo, che ci pensiamo noi a sistemare tutto. Quel tipo Maniac, è qui vicino che registra questa conversazione. Ti ha sempre registrato, seguito, spiato e lui, insieme ad altri compagni, che si occupava di te, ti obbligava a prendere le medicine della memoria. Maniac ti odia a una fissazione anormale contro di te. Sarebbe da rinchiudere in galera per quello che ha fatto, ma è un servitore del partito e dello Stato. Tu non ricordi nulla vero? Ti abbiamo ri-programmato, una specie di lavaggio del cervello. Dobbiamo farlo sei un pericolo pubblico, lo facciamo per il tuo bene. Lo Capisci? Bravo, adesso puoi andare. Divertiti!”.
Il Presidente Piccolo Stalin
Non sento più la necessità, la voglia di scrivere, di stampare nero su bianco i miei pensieri questi urtano con la ragione ne perdo il controllo camminando con la sigaretta in mano, mastico e sputo rancore sui posteri.
E' una droga a cui non posso rinunciare, un vaccino contro la santità mentale un virus contro la legge del valore lavoro che si inerpica sovrano sulle onde del costume quotidiano.
Doveva essere un fiume, di parole, in piena che da Parigi a Roma avrebbe mostrato ancora per l'ennesima volta il Re nudo ma niente di nuovo si muove sul fronte occindentale, il Principe non fa più scaldalo insieme ai piccoli Stalin ballano la solita mazzurca del potere.
"Sei uno scherzo del destino, un freack venuto male, che non sa parlare, parola di Presidente"
Il denaro corrompe anche il più fervido tra gli uomini si piega al suo volere,
e tu mi parli di di giustizia, di delitti e delle pene, di valori, di sinistra,
ma le tue parole parlano di denaro,
la tua lingua è denaro,
il tuo sguardo è denaro,
il denaro brucia ed è meraviglia.
Non ho più un cuore a cui far riferimento, i sentimenti per gli uomini sono andati perduti nella scatola degli attrezzi in disuso.
Non ho più simboli da usare morti che camminano dietro al loro funerale.
C'è un vento forte impetuoso che soffia non trova ostacoli barrire è il nichilismo tutto quanto è portatore di nichilismo senza eccezione alla regola.
Stanco del niente mi adagio su questa mia piccola malinconica chiusura. Le parole non bastano mai.
Propaganda col fatto
Propaganda col fatto mi sono detto
un atto che muore ridendo
posto e riposto sul nulla
allo specchio un generatore di kaos
si illuminò una spia rosso sangue
medito di fughe senza fine
esodo l'esodo i tratti del mio DNA
Propaganda col fatto mi sono chiesto
un matto solo per difetto
Cristo fugge dalla croce allucinato
dal profumo dell'edera maledetta
muore deridendo i suoi fedeli
che come automi aspettano l'apoteosi
Propaganda col fatto ho dimenticato
un grande errore di scrittura
le mie parole perse dal tempo
e sorella morte non parla più
ma i suoi occhi sono chiari
chiedono sempre un sacrificio
e la forza sia con me
RICERCHE SULLA MEMORIA E SUI “CATTIVI RICORDI”
La prepotenza del potere arriva spesso a desiderare piegare in maniera fisicamente invisibile i prigionieri. La “rieducazione” delle persone secondo i pazzi che mi torturano passerebbe per una “riprogrammazione mentale” che utilizzando depistagli e ripetitività, cerca di far dimenticare le cose che a loro non piacciono SUBITO DOPO che le ho pensate, scritte o lette. In qualche modo arbitrariamente decidendo loro che cosa nella mia testa deve rimanere o meno, come se io fossi un loro dipendente o schiavo, un killer da loro formato o una persona che in qualche modo deve essere da loro “punita”.
Gli esperimenti sui “cattivi ricordi” sono stati in qualche modo –e nel rispetto per i “colleghi” ricercatori- denunciati da Vittorino Andreoli su una rivista (“Io donna”) del “Corriere della sera” nel febbraio 2003: “Diversi studi si stanno occupando della memoria: cercano di scoprire come INTERVENIRE SULLA FORMAZIONE DEI RICORDI, PER EVITARE CHE QUELLI NEGATIVI”
(secondo chi ? secondo qualche strizza cervelli goebbelsiano estasiato dalle nuove tecnologie elettroniche e di decriptazione del pensiero ? Ognuno, anche il più pazzo degli uomini, ha sì il diritto ad essere curato anche contro la propria volontà, ma ha anche il diritto inviolabile all’arbitrio totale della sua identità interiore ossia dei suoi ricordi e sapere, affetti ed esperienza; l’unico potere coercitivo che ha lo Stato è quello ad impedirgli di compiere altri reati attraverso la detenzione; altre forme di potere non sono previste da alcuno Stato “democratico”).
P. D.
Psichiatria in dieci minuti e venti secondi
Psichiatria io ti ricordo come un frutto amaro della mia vita ubriaca di falsità
sei passata acconto ti ho chiamato eri assente
ho bussato alla tua porta al secondo piano dell'Ospedale
terapia dell'umore hai aperto le tue porte sempre uguali
ripetute all'infinito le facce come parole stanche stonate
si son date un contegno civile
disteso nel letto assaporo i tuoi odori mi alzoi firmo quei senza leggere una parola
sono sempre stato furbo bisogna fidarsi del prossimo porgere l'altra guancia
uscirai di qui quando l'ho dico Io
Psichiatria
amica mia ricordo i i tuoi nomi
Brunella, Rosalba, Giulia, Valeria e il sordomuto tutti gli altri immagini sfocate bandite pezzi di scarto da macello che si trascinano aspettando la mamma e il beato custode
vado al bagno guardo il water sporco nessuno tira l'acqua sarebbe bello riprendersi in una città dell'India insieme ai santoni
ma qui c'è merda e puzza non è posto per radical chic e figli di papa
Psichiatria nemica mia tutto il giorno scandito da un ora quello della sigaretta
nella zona fumatori le parole le parole sono sempre quelle
quando uscirò quando andrò via poi tutto il testo è noia maledetta sedata dalle medicine
io vengo a te per per farmi di droga di stato
le vecchie idee sono dure a morire
come la vecchia talpa che scava sempre anche quando non la vedi
Psichiatria la mattina è di colazione due brioche e un po di the
il pranzo un abbuffata di un tre minuti e trenta secondi
e poi alla mia stanzaa ritrovarmi ad aspettare a guardare i libri che li non leggerò mai
Psichiatria è ora di cena minestrina pollo e verdure
e qualcuno dice che anche questo giorno è finito alle sei della sera
nei divanetti all'ultima moda blu sfinito scolpito si guarda la TV
ma la testa proprio non c'è
la mente il pensiero questo grande inganno di paranoie vendute sottocosto
dal miglior indagatore dell'incubo ci propina salvezza illuminazione eterna
ma cambierà amore cambierà ti giuro che un giorno tutto questo per me cambierà
ultimo atto
Psichiatria è finita sono uscito e l'adrenalina scorre per l'emozione di rivedere il mondo ma non si esce mai veramente dalla prigione del proprio orgoglio ferito spezzato
Psichiatria un giorno quel giorno quando tutto finirà e tu non ci sarai io riderò riderò come un folle
Riccardo uno stregone folle
Amici dell'invisibili (gli amici immaginari) IO NON ESISTO QUAGGIù
Accendo la seconda sigaretta rossa come il sangue
mentre cammino in un giro tondo tra scatole cinesi da rottamare
ma non riesco ad ascoltare i miei passi
chi è che balbetta?
E' la tua voce giovane turco Apostata criptofrankista
un piccolo grande uomo che gioca con il mio cervello
si fa uno spiedino di neuroni sinapsi cellele bruciate
al fuoco al fuoco la fiaccola è accesa
ripeti giovane amico come una litania infinita le solite parole
"Strano, particolare, padrino" dovrei forse ridere di me.
Ma chi è che parla? Chi prega?
Sei tu piccolo figlio del nulla o sono io forse tuo padre
il tuo santone preferito il tuo plagiatore accanito
ma ancora chiedi soldi denaro fluida moneta euro corrente
ti aggrappi a me ma non siamo in mare aperto
e tu sai nuotare piccola peste artista della strada
magico dei numeri rinnegato.
Non sei solo insieme a te c'è sempre walterino
le voci non sono limpide ma lui continua a parlare,
consigliare mai, ma parlarre di effimero e stoltezza
di come sono stupido e ciarlatano
un provocatore da quattro soldi
io cerco una via di uscita e lui scherza sulla pelle di un caprone
di un sacrificio umano
Questi amici miei dell'invisibile che tornano continuamente
come echi di voci immaginari come può essere un pensiero
cosa faranno ora che il capro espiatorio pensa loro
li sta invocando in un cerchio di fuoco segnato dall'incenso
come uno stregone folle sa fare e disfare.
Un allucinazione, un delirio che a volte gioca la mia mente. Un incontro mai avvenuto sotto i portici di una città, forse un contatto psichico. La si può chiamare Fantascienza esistenziale o solo troppi pensieri.
LA TUA VOCE
Sotto i portici cammino con i miei pensieri
ubriachi di ieri
vicino la pioggia che corre indecente
sento Chiara la tua voce squillante
un richiamo della foresta
un fresco vento d'autunno
nella mente stridente
la tua bocca
il mio nome che non ha prigione
ma cambia forma e suono
ti guardo vestita di nero con in mano
un libro di poesie
i tuoi occhi visioni, divinazioni
anelli con simboli esoterici
cerchi invano una provocazione
nel vedere lo spirito di un uomo
che vive di un agguato mal riuscito
del passato rimosso
un piccolo segreto ci unisce
tutto il resto sono parole
ora sento Chiara la tua voce
un tempo avrei pianto
sarei stato ingenuo, dolce, timido
ora vedi solo una strana tristezza
nei miei occhi la verità è soggettiva
saperla mi ha cambiato
trasformato in un esperimento
un virus sotto controllo farmaceutico
una spaventa- passeri che ancora fa paura
agli uomini di buona volontà
adesso Chiara che la festa è finita
e tutti ridono e piangono la loro vanità
fumo un altra sigaretta dal sapore
libero come la tua voce
che non ho mai udito
John Doe
Ode a te agente della psiche
avatar del mio subconscio
infiltarto dei casi molto speciali
controllato a vista da tua sorella morte
spia venuta dal caldo
john doe nessun nome da redigere sull'altare
john doe un nome da ricordare
per non dimenticare
una frase fatta un leggero presupposto
la virgola che ci divide
dal becero luogo comune
che tante volte ho male inteso
pronunciare e ti ho offeso
con i miei pensieri
ma tutto questo non ha pretesto
solo causa ed effetto
john doe e la tua spada
ubriachezza molesta
Non è questo: umiliarsi, per far male al proprio orgoglio? Far brillare la propria stoltezza, per schernire la propria saggezza? Oppure è questo: separarci dalla nostra causa quando essa celebra la sua vittoria?
F. NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra
quando si passa quella soglia è difficile
tornare indietro il chiasso ti riempie le tempie
mio Dio
un rumore di sottofondo non distinguibile
dalla tua condizione di ebete stordito
sovrasta tutto il resto
che importanza ha il riso
le facce divertite incazzate della gente
come un cluon fai il tuo sporco lavoro
senza sapere come andrà a finire
un mestiere di altri tempi
lo scemo del villaggio che non vuol morire
di coma etilico soffocato dal proprio vomito
ma passa da un bicchiere all'altro in modo compulsivo
fino all'unbriachezza molesta disonesta nel suo essere
e nel suo finire senza clamori e luci della ribalta
ma nel silenzio rotto dal russare senza freni
di un treno diretto ad Ancona
Sento dunque sono
"Ci sono predicatori della morte: E la terra è piena di uomini cui non si può predicare il distacco dalla vita".
F. Nietzsche
Sento dunque sono il rumore di sottofondo dei miei pensieri
sopra uno scooter malandato
la ruota se ne va in quel momento
- Padrino mettiti nei miei panni
eravamo a Milano dietro l'Idroscalo a bere birra scadente
a vedre le donne che passavano con i loro cani
io occhi verdi sono suo figlio piccolo ma con cervello grande
chi è la tua amcica è fatta apposta per me
padrino ascolta sono falso ma siamo amici-
Sei folle?
Cado tra le nuvole delle mie sinapsi bruciano
sono a terra un salto nel vuoto dolore sangue lucido finalmente
ho ripulito la mia anima dalle scorie radioattive
ma durerà solo un battito d'ali
se tutto fosse un sogno non lo sognerei
mi metterei di lato in cerca di un momento di sfinimento
ti guardo oltre lo schermo ma tu non mi vedi
ti penso a volte ma non sei tu la sera
se tutto fosse fantasia della mia mente
questa innondazione di false percezioni sensoriali
parole voci suoni rumori esco a volte dalla ragione
mi danno dipendenza assuefazione
sento il loro bisogno la loro cura sinuosa
un piccolo balbettio si muove la mia bocca
nessuno mi vede almeno credo
sono loro gli amici dell'invisibile
della solitudine che accompagna la mia vita
da tempo oltre il tempo
un sacrificio umano un prezzo da pagare
per il nulla creatore
io ti sento ridere scherzare senza sosta
non ti vedo ma sei qui con me spero
ancora tu occhi lumunescienti
predicatore della morte e del riso dissacrante
Cosa cerchi? Chi sono io per te?
un esperimento di dubbio gusto
un falso ricettore
un ostacolo del tuo presente
un gioco divertente
un vecchio amico di cui parlare
ma da eviare nella vita che ti vede allo specchio
sento dunque sono un essere senziente
un male indecente
votato per niente
qui ed ora tutto diventa futile
veloce da consumarsi in fretta
sono già scaduto passato alla cronaca
non più alla moda
Sento dunque sono partito
senza muovermi deambulare
guardo il video fisso le mie scarpe
è una parte una recita continua la vita
un personaggio vero in cerca d'autore
di questi tempi non se ne trova
non capisco più il suo spirito forse non ne ha
il suo corpo non ha un centro
ma tanti organi sparsi ovunque
non trovo più il mio nodo dove sono?
Dopo una chat ho pensato perché dici strano? Forse significa appestato. Credo di no.
Appunto mai così strano
non mi metto in competizione
non conosco la legge del valore se a+b=c
esco dal labirinto luce accecante
non vedo più la morte, uomo
la mia morte, indiano
parlo con te che non mi vuoi ascoltare
rido di te che non mi vuoi vedere
strano che parola magica quasi divertente
suadente ridente significante sulla mia pelle
strano che non ci abbia pensato prima del sorgere del sole
prima dell'imbrunire prima della glaciazione
che significato ha per te identità, libertà, verità, sangue, spirito, nome
angelo della porta accanto ti snodi nella rete
cerchi di mostrare sulla punte delle dita la tua figura
il tuo intelletto carina da vedere carica di simpatia
alla moda normale piena di passioni che non vogliono finire
ma poi dici che sei appunto mai così strano
c'è qualcosa nei miei occhi in quelle foto nel mio spazio vitale
un profilo che fa acqua da tutte le parti perché non morde abbastanza
non sogna dove dovrebbe mettere chiodi
cerco in chat di essere tranquillo di farti sorridere
anche se ho perso tutte le lacrime ridendo
camminando in cerchio come un carcerato
un pazzo strippato
non mi metto a discutere la parola del signore
non credo nei valori della croce di spine
scappo sempre anche se sto seduto in cucina
tranquillo almeno sembra alla vista
quando la partita è impari rimane solo la fuga
l'esodo primaverile dove non ha importanza
é il quando che conta
e riconto i miei passi i miei figli nascosti
sotto l'albero di natale vestiti in maschera
aspettano con il ghigno
lo stregone folle il ritorno del viandante
la citazione è d'obbligo il plagio contagioso
sono solo un solitario
non gioco a carte da vent'anni
non amo la tv e le sue sirene di pubblicità
forse ne ho vista troppa
mi addormentavo con la macchina infernale accesa
era la mia ninna nanna
la causa di tutte le mie perdizioni
di tutti i miei disturbi di personalità
chissà che direbbe la psicologa
e la psichiatra soffierebbe sul fuoco con ali tonanti
sento la mancanza dell'energia vitale il diluire delle anime in pena
è una questione di personalità
che faccia peso sulla bilancia della vita
quantità mi parli di qualità
emozioni che spuntano come i funghi
sotto le gli alberi con i fiori sensibilità
troppa sensibilità per un nulla di fatto
per un giorno perso al computer
senza una meta precisa
un perché
irtuale anche il pensiero è virtuale
sensibilità da vendere al mercato del lunedì
con un megafono gridare forte gli ultimi pezzi poi sparisco per sempre
non sento l'esclusione
dei forti non mi importa
ma non sono un gesuita
un uomo religioso
non voglio il tuo ideale già pronto per l'uso
ormai in disuso perduto nel fondo del cestino dei rifiuti
nichilista mi chiami nichilista
pensi troppo una prigione costruita dentro la mia mente
paranoie infinite mi fanno sorridere
tante volte guardare il vuoto
ma non sto guardando il vuoto
sono in un altro mondo
mi affaccio alla terza dimensione
ma non riesco ad entrare
voglio uscire dal reale
che non mi da più la tua voce il tuo seno le tue carezze
ma tu non esisti
non sei mai stata una persona
ti ho creata nella mia immaginazione
un clone che impazza nella mia fantasia
strano che parola magicaquasi divertente
suadente ridente significante sulla mia pelle
strano che non ci abbia pensato prima del sorgere del sole
prima dell'imbrunire prima della glaciazione
che significato ha per te identità, libertà, verità, sangue, spirito, nome
angelo della porta accanto ti snodi nella rete
cerchi di mostrare sulla punte delle dita
la tua figura il tuo intelletto
carina da vedere carica di simpatia
alla moda normale piena di passioni che non vogliono finire
ma poi dici che sei appunto mai così strano
c'è qualcosa nei miei occhi
in quelle foto nel mio spazio vitale
un profilo che fa acqua da tutte le parti
perché non morde abbastanza non sogna dove dovrebbe mettere chiodi
cerco in chat di essere tranquillo di farti sorridere
anche se ho perso tutte le lacrime ridendo
camminando in cerchio come un carcerato
un pazzo strippato
Genova
Perché scrivere quando non si ha nulla da dire? Perché imbastire un discorso che non ha un inizio ne una fine.
Non so proprio quello che mi succede, ho perso come a Genova, ma non ci sono vincitori ne vinti. Ho perso quel pezzo e non trovo più la vena e troppo sotterrranea, nascosta e quel senso se mai c'è stato ...
Genova io non ricordo più quelle strade
Permesso posso uscire dal confino?
Dalla prigione sensoriale?
L'eterno ritorno dell'uguale unico nel suo genere.
Ero lontano nel tempo e nello spazio tremavo ridendo
di paranoia davanti a un bar del mio paese
pensando alla fine e all'inizio del tunnel
Genova io non ricordo più quelle strade
che mi hanno visto protagonista mascherato
un provocatore da quattro soldi
il vecchio cattivo maestro non sbagliava
un infiltrato senza ragione da vendere
che non ricorda più il perché
di come tutto ebbe inizio.
Stanco di scrivere la mia gloria
dopo che un genio per un attimo
si era impossessato della mia vita.
Non credo più allo stesso film con il suo finale
ipocrita.
Genova una storia come tante altre?
No unica e singolare per la sua solitudine.
L'eterno ritorno dell'uguale,
sono arrivati danzando sulla mia passione
anarchici in cerca di anarchia
da mostrare al mondo intero
spiegandomi che questa offerta
è l'ultima spiaggia che mi rimane,
dimostra di essere uomo,
non ci sono altri che ti cercano,
che vogliono aiutarti, solo parole al vento.
Arrivati a Genova cerco qualcosa ma non trovo niente,
racconto la mia storia che nessuno vuol sentire
il canto triste di un animale allo strazio.
Quando le parole non bastano viene avanti la febbre
la strategia del provocatore,
che non cerca complotti e motivi musicali sempre uguali
ma dei ragazzi vestiti di nero che suonano un canto tribale,
vetrine spaccate, cassonetti imbastiti con il paesaggio.
Genova e il suo finale da romanzo giallo
nascosto dietro i palazzi, dietro la folla pulsante,
inveisco contro il mondo intero non può finire così tutto quanto
ma i fratelli di un tempo sono chiari
a tempo debito verrai con noi,
ma per quanto tempo dovrò aspettare? Sono stanco distrutto.
Scappo via prima del tempo
prima della presa della Bastiglia
come un ladro nella notte torno a casa, alla prigione
Toccata e fuga di un rigeneratore molto speciale
che sta pagando per la sua ribellione
un prezzo altissimo da scontare.
Un iconoclasta ridicolo nella sua dignità
da piccolo grande uomo.
Ringiovanito nel corpo ma vecchio nello spirito.
Genova per me... non è mai stata Genova.
Ricordo a Parigi Rachele la profetessa
Ricordo a Parigi Rachele la profetessa
il futuro, avverato, scritto nelle sue parole
il libro dei mutamenti, il corpo, i capelli, l'interno della clinica
e l'amore tra tanti anni
il mio sguardo di sfida di astio malcelato
sentedomi come Giuda nei Getsèmani
Ricordo a Parigi 8 anni fa
il viaggio in treno di solo andata
due bottiglie di vino da mezzo litro
per scaldare il mio sangue
e festeggiare la follia di quei giorni in fuga
ricordo un block notes con degli appunti persi chissà dove?
Ricordo a Parigi Rachele la profetessa
la piazza piena di gente e le promesse di carta pesta
il futuro mai avverato
una vita di stenti tra bottiglie e pochi soldi
nella città degli innamorati artisti in estinzione
ricordo la stretta di mano con il Presidente
c'è un posto tranquillo per i rinnegati come te
nel sud della Francia
una clinica, una comunità dove riposare e non disturbare
ricordo il mio si convinto meglio prigionieri dei francesi
che la vita senza senso tra persone di fede
piene di valori da sbandierare
come sciacalli pronti a cibarsi del malato immaginario
del Totem che non ha più un clan
del lupo, capo branco, senza più fratelli e sorelle
solo con le sue ferite nella mente indecente
Ricordo a Parigi Rachele la profetessa
un tempo un vampiro temuto
oggi solo il terrore degli spiriti antichi
Ricordo immagini sbiadite ormai perse per sempre
svuotato di tutto
non sento più brividi di piacere
quando quella canzone si presenta davanti
e balla senza sosta la sua anarchia
ma solo noia e nichilismo passivo
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